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Mostra: “A sud del ‘900”

Napoli, Mediterranea (Via Carlo de Cesare, 60)

inaugurazione: 2 marzo 2016, ore 18:00

Una selezione di opere di Amoroso, Brancaccio, Bizanzio, Cajati, Guido Casciaro, Cecola, Ciardo, Chiancone, Crisconio, De Veroli, Girosi, Giarrizzo,Lippi, La Motta, Notte, Orsatti, Parente, Perez, Striccoli, G. Tizzano, F. Tizzano, R. Tizzano, Verdecchia, Villani, Viti, Vittorio, Waschimps.
Negli ultimi anni sono tante le mostre dedicate al Novecento italiano, gli studi critici più attenti risalgono alla fine degli anni Settanta, da allora, una riscoperta anche delle arti cosiddette minori ha dato una notevole spinta finanche al mercato.
Ahimè però, tutto ciò succedeva da Roma in su, per Napoli e il Meridione, tranne qualche sporadico episodio, abbiamo dovuto aspettare il 2001, con l’interessante mostra “Gli anni difficili”, curata da Maria Antonietta Picone; mentre di recente una mostra importante sul Novecento si è chiusa a Forlì. Questa rassegna allargava il suo sguardo alle arti applicate, con una panoramica completa a tutta l’Italia. Insieme ai nomi illustri si aggiungeva qualche novità, ripescando qualche artista ancora in ombra. Avrebbe fatto piacere scorgere tra le novità maestri di pari levatura, come Viti, Tizzano, Gatto, Crisconio, solo per citarne alcuni. La loro presenza, oltre ad impreziosire l’esposizione, avrebbe conferito alla stessa un’impronta più completa.
Sicuramente il nuovo museo di Castel Sant’Elmo dedicato al nostro Novecento non ha dato il contributo sperato. Minimizzando il primo ’900, con opere poco rappresentative e significative mancanze, questo museo ha in realtà generato sotterranee polemiche. C’è però chi ha ribadito che tutto sommato è “sempre meglio averlo che non averlo un museo del ‘900 . Purtroppo questa riflessione ci consola poco, e sottolinea l’approssimazione di un periodo storico-artistico sempre poco considerato e male approfondito dalle amministrazioni e dagli addetti ai lavori. 
In questi ultimi anni è arrivato più di un segnale positivo, una importante mostra sulla scultura “Il Bello o il Vero” curata da Isabella Valente, ha dato la possibilità a studiosi e collezionisti di riscoprire autori straordinari della scultura meridionale tra la fine dell’Ottocento e l’inizio Novecento, nomi come Cifariello, Tizzano, Francesco Parente, Uccella, De Martino, De Val, finalmente inquadrati storicamente con opere rappresentative.
Ma l’altro evento di vitale importanza per la nostra città, è la nuova sistemazione della sala del Novecento al Museo Civico di Castel Nuovo, tutte opere di proprietà del comune strappate dalle pareti dei sonnolenti e angusti uffici comunali. La collezione si è arricchita di importanti donazioni da parte degli eredi Renda, Gatto e Chiancone, Attesa e significativa la donazione da parte degli eredi di Giovanni Tizzano che ha incrementato il suo corpus di 26 gessi, con dipinti di Renato e Francesco Tizzano, entrambi figli del grande scultore napoletano. 
Se questa è la situazione museale, diversa negli anni è stata la posizione delle gallerie. La Mediterranea dal 1954 ad oggi, ininterrottamente, non senza difficoltà, si è occupata del nostro migliore Novecento: Striccoli, Chiancone, Viti, Villani, Girosi, Crisconio, Ciardo, Brancaccio, Tizzano, Verdecchia, Galante, Guido Casciaro, Lippi, Cajati : protagonisti non solo del panorama napoletano, pensiamo a Brancaccio e Ciardo ed il loro rapporto con la galleria Gian Ferrari di Milano, oppure alle 11 partecipazioni di Tizzano alla Biennale di Venezia, solo per citarne qualcuno.
Dunque oggi con questa mostra, la galleria sottolinea il suo impegno e la sua ricerca, dando un particolare spazio alla scultura, con il tentativo di suggerire spunti e creando stimoli per una ricerca più approfondita.
Volutamente si analizzano gli anni che vanno dal Trenta alla fine degli anni Novanta, mettendo insieme quegli artisti che aderirono idealmente e formalmente ai modi di “Novecento”, come Girosi, Striccoli, De Veroli, Notte e a quelli che in qualche modo vi reagirono superandolo, come Crisconio, fino alle ricerche informali di un Cajati o al limite verso l’astrazione con Cecola, per arrivare alle anticipazioni della Transavanguardia di un Lippi o di un Perez .Non trascurando il ricambio generazionale insieme a Waschimps e alla bella scoperta della scultrice Antonietta Orsatti , giungendo al più giovane Paolo La Motta.
Una selezione di artisti non necessariamente legati alla galleria ma che in qualche modo rendono più chiaro il panorama della ricerca artistica del secolo in questione: è appunto il caso di De Veroli, Amoroso, Carmine Cecola, Francesco Parente, Antonietta Orsatti, Saverio Gatto, Andrea Bizanzio.
La mostra dunque non vuole essere esaustiva nella scelta degli artisti, ma particolarmente pertinente per la scelta delle opere. Un esempio per tutti è “Elisa al balcone” di Luigi Crisconio, esposta nella mostra del ’64 alla Promotrice Salvator Rosa ed anche pubblicata nel volume storico di Paolo Ricci “Arte e Artisti a Napoli “, la ringhiera che vediamo nel dipinto riecheggia da Goya a Manet ,e la straordinaria invenzione dell’inquadratura dal basso ci riporta a Mantegna o Masaccio, mentre il volto tormentato frutto della pennellata nervosa e drammatica, ci ricorda il miglior Pirandello, che dire della sorprendente e semplice geometria, protagonista del dipinto? Una vera anticipazione del lavoro che verrà di un Lippi, un Cajati o un Waschimps. Di Viti è presente “Teresella”, esposta nel 1953 al Circolo Artistico Politecnico di Napoli in occasione della sua retrospettiva.
Altra opera significativa è “Bagnanti” di Giovanni Brancaccio, esposta alla IV Quadriennale di Roma: la eccezionale sapienza compositiva e tonale, è sottolineata dal raffinato impasto di grigi argentei, memori del grande El Greco. Della VII Quadriennale di Roma, invece è “Paesaggio dopo la pioggia” di Capaldo; ancora in esposizione presente è “La figlia del pittore” di Carlo Striccoli ,opera del ’38; mentre di Verdecchia il dipinto “Riposo sotto gli ulivi”, presente alla mostra “Omaggio a Carlo Verdecchia”, tenutasi in occasione del 61° Premio Michetti , curata da Isabella Valente e illustrato nel libro “Il Vomero dei pittori” di Antonio La Gala. Chiancone è presente con il dipinto “Figure”, pubblicato nella monografia del pittore, curata da Carlo Munari nel ’79. In mostra vedremo Lippi con l’opera “L’uomo e l’uccello”, esposta a Villa Pignatelli nel 1984, mostra curata da Paolo Ricci, presente anche nella celebre mostra al Castel dell’Ovo del 2004, curata da Vitaliano Corbi. 
Per la scultura, il nudo in piedi di Giovanni Tizzano “Donata”, bronzo esposto alla VIII Quadriennale di Roma, l’opera riassume e dà un’idea di quanto fu viva e interessante la plastica del Novecento a Napoli, sottolineando l’assoluta originalità di Tizzano. Per la scultura un’altra opera emblematica, è la inedita terracotta di Carlo De Veroli: una maternità chiusa nel suo blocco , che sprigiona tutta la sua forza arcaica e solenne. 
L’elenco continua con lo straordinario “Toro morente” di Saverio Gatto e il pittoricismo dei bassorilievi di Perez e Amoroso, mentre la singolare composizione del dipinto di Girosi , richiama la fissità di tanta scultura novecentesca.
Una mostra che idealmente chiude con il finire di un secolo, con opere degli anni novanta, consapevole che il nuovo millennio che stiamo vivendo è ancora memore di un linguaggio che sa essere attuale ma che ancora ci riserva sorprese, soprattutto per quegli artisti che troppo presto in questa città vengono dimenticati, questo è il caso di Enrico Cajati, artista recentemente scomparso, sul quale si invita il pubblico e gli studiosi a meditare e a rivalutare la sua singolare e attraente figura d’artista.

Paolo La Motta